Friedrich - Wanderer in a Sea of Fog

Friedrich - Wanderer in a Sea of Fog
Friedrich - Wanderer in a Sea of Fog

mercoledì 16 gennaio 2013

Oceano Mare


Trovare in un libro le più intime vibrazioni della vita.
Oceano Mare di Baricco.
Il mare.
La mia culla, il luogo in cui ho preso vita e sono cresciuta, scandendo il tempo con il moto leggero e incessante delle onde, delicata poesia: avanti e indietro,
avanti e indietro,
avanti
pausa
indietro,
come pennellate guidate dalla mano invisibile di un pittore che stende i suoi colori sulla tela della mia anima.
Il mare.
Colora una vita, definisce i contorni sfumati dello spirito.
Profumo di salsedine sulla pelle bruciata dal sole. Gli schiamazzi dei bambini, i vivaci rumori sul lungomare di sera. E poi i tramonti, quei tramonti: il grandioso incontro tra il mare e il cielo..a volte non distingui la linea dell'orizzonte che li separa. Per i tuoi occhi diventano un'unica realtà indistinguibile, un'unica grande immensità che racchiude in sé verità conoscibili solo per alcuni, per chi guarda con gli occhi del cuore, si lascia trapassare e trafiggere, inerme, dalle sensazioni più pure e vere, quelle che ti pongono di fronte al tuo stesso cuore palpitante. Cielo e mare..l'uno sconfina nell'altro, senza riserve; il loro amore non conosce barriere ma solo orizzonti infiniti. Volgono entrambi verso l universo, entrambi possiedono l'idea dell'eternità e del meraviglioso.
E l'orizzonte è il loro bacio delicato, sfumato, un bacio tra spiriti che volano sospesi sul mondo. Anime sole che si incontrano su quella linea interminabile e scoprono la dolcezza della loro nudità, della loro verità pura. Cielo e mare: il loro è contatto tra occhi, tra due profondità piene di vita. Si lasciano attraversare dai colori dell'alba e del tramonto, scaldano l'uno l'aria, l'altro l'acqua con il calore vivo dei raggi del sole. Vengono illuminati da una luce che è vita intensa, che li fa brillare come diamanti, che li accarezza dolcemente. Perché ormai, ciò che vedono intorno
è solo dolcezza.
Immagino.
Sugli scogli, leggo Baricco e ascolto il mare.
Al di sopra di quella sconfinata distesa l'orizzonte si erge prepotente, scandito dal contorno sfumato delle barche che tornano al porto dopo una lunga giornata di pesca, cariche del premio della loro guerra perpetua contro la natura.
Il sole è ormai calato: come un premuroso seminatore che cosparge la sua terra di semi fecondi e dorati, così quel disco infuocato, fonte inesauribile di vita, semina gemme e diamanti sull'acqua sua gemella, e una striscia brillante, eterna e infinita, taglia a metà l'immensa distesa del mare..
Rifletto sull'ultima canzone ascoltata con l'anima. Il Mare d'Inverno di Ruggeri. E' un grido di solitudine, di abbandono, di chi ripiega su se stesso e si sente come il mare d'inverno, che nessuno considera  più perché passato di moda: finché dura l'estate, finché il sole illumina la sua superficie e lo riscalda e le sue onde accarezzano la sabbia invece di aggredirla, la gente lo ama, lo cerca, gli fa compagnia.. ma quando arriva l'inverno e la nebbia scende giù a coprire le sue immense distese e il vento lo agita e il sole non lo accarezza più perché le nuvole lo nascondono mentre le onde diventano cavalloni aggressivi segni del suo tormento, allora a quel punto le persone vanno via e lo abbandonano. Non è più un concetto da considerare. E solo pochi, pochi spiriti di passaggio, si fermano ad ascoltare quello che il suo intimo vuole dire, raccontare, piangere; raccolgono i suoi lamenti, la sofferenza che lo travaglia perché il sole non lo bacia più, la solitudine, l'amarezza di non sentire le dolci urla dei bambini che ormai si sono dimenticati del suo rumore e della delicatezza delle sue acque. Scende l'inverno su di lui, gli alberghi si chiudono, il lungomare non si colora più di vivaci persone dal viso bruciato dal sole. Vanno via, e si perdono la bellezza delle sue pene, il calore dei suoi intimi sussurri che riempiono l'anima, la chiarezza della sua verità che solo d'inverno si mostra in tutta la sua grandezza. Nessuno vuole ascoltare un mare che soffre, nessuno vuole ascoltare uno spirito tormentato dalle onde perché le persone rifiutano la sofferenza, rifiutano l'inverno. E il mare d'inverno rimane solo..
Sugli scogli, leggo Baricco e raccolgo i lamenti del mare.
L'andirivieni delle onde sembra schernire il mio destino, come quello di tutti gli uomini costretti a oscillare senza sosta tra i contrasti dell'esistenza. Quiete e passione. Amore, odio, sofferenza.  Passione.
Vorrei correre.
..una corsa disperata verso il mare, gli scogli..il salto. Un bagno d'acqua gelata che risveglia i sensi e spegne finalmente quella fiamma ardente che le stava bruciando l'anima. Il suo spirito pieno di vita le era uscito di bocca come fumo di sigaretta.
Fumo, non solo fumo.
Tutt'intorno fiamme e scintille, un riverbero blu e rosso che l'aveva spaventata, atterrita, denudata. La sua anima aveva preso fuoco, si era incendiata d'amore, passione e paura. Bruciava come carta tra le fiamme e una nuvola di fumo nero denso usciva dalla pelle offesa da quelle sensazioni struggenti.
Odore di bruciato, forte.
Nauseante.
Aveva assistito al falò della sua anima, cacciata e data alle fiamme come una strega. Aveva visto la sua anima consumarsi, sgretolarsi, trasformarsi in cenere, bruciata da emozioni ignote, violente,
 illecite.
Terrore d'amore.
Mare spegni quest'anima inquieta.
Sugli scogli, leggo Baricco e annego la mia anima bruciata di passione.



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