Friedrich - Wanderer in a Sea of Fog

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sabato 19 gennaio 2013

La mitologia del passato


Tramite i nostri ricordi rievochiamo un passato mitico, depurato, che appare alla nostra mente migliore del presente che viviamo. Lo sublimiamo, privandolo di tutte le sue sfaccettature negative per elevarlo poi ad un livello di esemplarità, dove crediamo di aver sperimentato la felicità vera. Non facciamo altro che associare al passato tutto ciò che per noi assume un valore positivo. Ma è una tremenda bugia, è una manipolazione del ricordo attraverso cui inganniamo noi stessi e il tempo che stiamo vivendo. Quel passato, una volta, è stato presente, e da presente è stato momento in cui rievocare nostalgicamente un altro passato migliore. E così via. E' la logica inespugnabile dell'eterno ritorno.
Il ritorno al passato: la nostalgia.
Nostalgia. Parola antica, greca. Deriva dall'unione delle parole "nostos"(ritorno) e "algos"(dolore): il dolore del ritorno.
E' Il passato che riaffiora e ripone sulla superficie della nostra sensibilità e della nostra immaginazione il dolore di quello che non è più. 



Il ricordo nostalgico si impadronisce della nostra volontà, la mette in ginocchio, la denigra fino a disintegrarla. Ricordare è osservare dal di fuori il dispiegarsi nel tempo della propria vicenda esistenziale. Riflettere sulle proprie azioni passate e rendersi conto di quanto siano intangibili, sfuggevoli, effimere. Esiste una differenza tra il vissuto e il non vissuto? In fondo fanno entrambi parte della dimensione psicologica della memoria, che non ha sostanza.
Ma il dolore, invece, ha una sua sostanza concreta, fatta di mani che tremano, lacrime, macigni che gravano sul petto. E se il ricordo si lascia dominare dalla nostra immaginazione, se si lascia violentare dalle nostre fantasie di un passato apparentemente grandioso e felice..allora la volontà si rinchiude nella cella oscura dell'autocommiserazione.

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