Trovare in un libro le più intime vibrazioni della vita.
Oceano Mare di Baricco.
Il mare.
La mia culla, il luogo in cui ho preso vita e sono cresciuta, scandendo il tempo con il moto leggero e
incessante delle onde, delicata poesia: avanti e indietro,
avanti e indietro,
avanti
pausa
indietro,
come pennellate guidate dalla mano
invisibile di un pittore che stende i suoi colori sulla tela della mia anima.
Il mare.
Colora una vita, definisce i contorni
sfumati dello spirito.
Profumo di salsedine sulla pelle bruciata
dal sole. Gli schiamazzi dei bambini, i vivaci rumori sul lungomare di sera. E
poi i tramonti, quei tramonti: il grandioso incontro tra il mare e il cielo..a
volte non distingui la linea dell'orizzonte che li separa. Per i tuoi occhi
diventano un'unica realtà indistinguibile, un'unica grande immensità che
racchiude in sé verità conoscibili solo per alcuni, per chi guarda con gli
occhi del cuore, si lascia trapassare e trafiggere, inerme, dalle sensazioni
più pure e vere, quelle che ti pongono di fronte al tuo stesso cuore
palpitante. Cielo e mare..l'uno sconfina nell'altro, senza riserve; il loro
amore non conosce barriere ma solo orizzonti infiniti. Volgono entrambi verso l
universo, entrambi possiedono l'idea dell'eternità e del meraviglioso.
E l'orizzonte è il loro bacio delicato,
sfumato, un bacio tra spiriti che volano sospesi sul mondo. Anime sole che si
incontrano su quella linea interminabile e scoprono la dolcezza della loro
nudità, della loro verità pura. Cielo e mare: il loro è contatto tra occhi, tra
due profondità piene di vita. Si lasciano attraversare dai colori dell'alba e
del tramonto, scaldano l'uno l'aria, l'altro l'acqua con il calore vivo dei
raggi del sole. Vengono illuminati da una luce che è vita intensa, che li fa
brillare come diamanti, che li accarezza dolcemente. Perché ormai, ciò che
vedono intorno
è solo dolcezza.
Immagino.
Sugli scogli, leggo Baricco e ascolto il
mare.
Al di sopra di quella sconfinata distesa
l'orizzonte si erge prepotente, scandito dal contorno sfumato delle barche che
tornano al porto dopo una lunga giornata di pesca, cariche del premio della
loro guerra perpetua contro la natura.
Il sole è ormai calato: come un premuroso
seminatore che cosparge la sua terra di semi fecondi e dorati, così quel disco
infuocato, fonte inesauribile di vita, semina gemme e diamanti sull'acqua sua
gemella, e una striscia brillante, eterna e infinita, taglia a metà l'immensa
distesa del mare..
Rifletto sull'ultima canzone ascoltata con l'anima. Il Mare d'Inverno di Ruggeri. E' un grido di solitudine, di abbandono, di chi ripiega su se stesso e si sente come il
mare d'inverno, che nessuno considera più perché passato di moda: finché dura
l'estate, finché il sole illumina la sua superficie e lo riscalda e le sue onde
accarezzano la sabbia invece di aggredirla, la gente lo ama, lo cerca, gli fa
compagnia.. ma quando arriva l'inverno e la nebbia scende giù a coprire le sue
immense distese e il vento lo agita e il sole non lo accarezza più perché le
nuvole lo nascondono mentre le onde diventano cavalloni aggressivi segni del
suo tormento, allora a quel punto le persone vanno via e lo abbandonano. Non è
più un concetto da considerare. E solo pochi, pochi spiriti di passaggio, si
fermano ad ascoltare quello che il suo intimo vuole dire, raccontare, piangere;
raccolgono i suoi lamenti, la sofferenza che lo travaglia perché il sole non lo
bacia più, la solitudine, l'amarezza di non sentire le dolci urla dei bambini
che ormai si sono dimenticati del suo rumore e della delicatezza delle sue
acque. Scende l'inverno su di lui, gli alberghi si chiudono, il lungomare non
si colora più di vivaci persone dal viso bruciato dal sole. Vanno via, e si
perdono la bellezza delle sue pene, il calore dei suoi intimi sussurri che
riempiono l'anima, la chiarezza della sua verità che solo d'inverno si mostra
in tutta la sua grandezza. Nessuno vuole ascoltare un mare che soffre, nessuno
vuole ascoltare uno spirito tormentato dalle onde perché le persone rifiutano
la sofferenza, rifiutano l'inverno. E il mare d'inverno rimane solo..
Sugli scogli, leggo Baricco e raccolgo i
lamenti del mare.
L'andirivieni delle onde sembra schernire
il mio destino, come quello di tutti gli uomini costretti a oscillare senza
sosta tra i contrasti dell'esistenza. Quiete e passione. Amore, odio,
sofferenza. Passione.
Vorrei correre.
..una corsa disperata verso il mare, gli
scogli..il salto. Un bagno d'acqua gelata che risveglia i sensi e spegne
finalmente quella fiamma ardente che le stava bruciando l'anima. Il suo spirito
pieno di vita le era uscito di bocca come fumo di sigaretta.
Fumo, non solo fumo.
Tutt'intorno fiamme e scintille, un
riverbero blu e rosso che l'aveva spaventata, atterrita, denudata. La sua anima
aveva preso fuoco, si era incendiata d'amore, passione e paura. Bruciava come
carta tra le fiamme e una nuvola di fumo nero denso usciva dalla pelle offesa
da quelle sensazioni struggenti.
Odore di bruciato, forte.
Nauseante.
Aveva assistito al falò della sua anima,
cacciata e data alle fiamme come una strega. Aveva visto la sua anima
consumarsi, sgretolarsi, trasformarsi in cenere, bruciata da emozioni ignote,
violente,
illecite.
Terrore d'amore.
Mare spegni quest'anima inquieta.
Sugli scogli, leggo Baricco e annego la mia
anima bruciata di passione.
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